Un primo caso-studio abbastanza interessante, soprattutto per chi si dilettà un pò di città e architettura, da proporre all'attenzione dei lettori maceratesi è Corneto.
Arrivatoci una sera, più o meno tre anni fa, dopo molto tempo che non capitavo in zona, sono rimasto spaesato. Non riuscivo più a trovare i vecchi punti di riferimento che fino ad allora avevo. Conservavo l'immagine delle palazzine sul margine sinistro della strada, venendo dalla città, e del cartello giallo "Arrivederci e grazie" immediatamente prima del viottolo in discesa che portava alla casa di amici di famiglia. Ricordavo, poi, la stradina sterrata opposta al cartello ed il pino che segnalava la diramazione dalla via principale. L'intorno era completamente rurale.
Lo sviluppo residenziale dell'area mi colse di sorpresa come se me l'avessero fatto notte tempo di nascosto. Chi se l'immaginava tutte quelle villette? Per un attimo, non fosse stato per il leggero gioco collinare dell'orografia, avrei potuto pensare di essere in una villettopoli veneta.
Senza entrare nel merito dei caratteri di questo nuovo tipo di paesaggio, verso cui nutro istintivamente un pò di scettica ritrosia, vi segnalo che esiste una vasta bibliografia, per i volenterosi, che ruota generalmente attorno ai concetti di dispersione, sprawl e città diffusa. Tralasciando quindi, per ora, una riflessione sul vivere in quartieri di case isolate su lotto ci fermeremo su delle opere-campione.
A mò di post scriptum mi domando: "come mai si costruiscono così tante case? Ok che i nuclei familiari sono sempre più piccoli ma la popolazione non cresce da chissà quanti anni!" Sapete illuminarmi?
Arrivatoci una sera, più o meno tre anni fa, dopo molto tempo che non capitavo in zona, sono rimasto spaesato. Non riuscivo più a trovare i vecchi punti di riferimento che fino ad allora avevo. Conservavo l'immagine delle palazzine sul margine sinistro della strada, venendo dalla città, e del cartello giallo "Arrivederci e grazie" immediatamente prima del viottolo in discesa che portava alla casa di amici di famiglia. Ricordavo, poi, la stradina sterrata opposta al cartello ed il pino che segnalava la diramazione dalla via principale. L'intorno era completamente rurale.
Lo sviluppo residenziale dell'area mi colse di sorpresa come se me l'avessero fatto notte tempo di nascosto. Chi se l'immaginava tutte quelle villette? Per un attimo, non fosse stato per il leggero gioco collinare dell'orografia, avrei potuto pensare di essere in una villettopoli veneta.
Senza entrare nel merito dei caratteri di questo nuovo tipo di paesaggio, verso cui nutro istintivamente un pò di scettica ritrosia, vi segnalo che esiste una vasta bibliografia, per i volenterosi, che ruota generalmente attorno ai concetti di dispersione, sprawl e città diffusa. Tralasciando quindi, per ora, una riflessione sul vivere in quartieri di case isolate su lotto ci fermeremo su delle opere-campione.
A mò di post scriptum mi domando: "come mai si costruiscono così tante case? Ok che i nuclei familiari sono sempre più piccoli ma la popolazione non cresce da chissà quanti anni!" Sapete illuminarmi?
1 commento:
perché per i costruttori si tratta cmq di una sorta di accaparramento ai lotti, per i comuni l'ICI è la fonte di maggiore sostentamento per cui elargiscono permessi a costruire a volontà.
alessio
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