Introduzione

Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto.

Jorge Luis Borges, Epilogo da L'artefice, 1960

lunedì 19 maggio 2008

Viale Leopardi

Rimando i lettori di questo blog alla lettura di un altro. Niente di strano, l'autore è lo stesso. Nell'altro illustro il progetto di trasformazione urbana con il quale mi sono laureato in Aprile e che voglio proporre all'opinione pubblica maceratese. Chiedo scusa a tutti gli altri se ho avuto una nuova deriva localistica.

sabato 17 maggio 2008

Casa Museo Soane di Londra



Confesso che non sono mai andato a Londra nonostante le continue offerte di voli low-cost. Quandro andrò non penso che mi farò mancare una visita alla casa museo di John Soane.

Allo studio di questa casa ho dedicato un pò di tempo in occasione di un corso di storia dell'architettura. Il centro del lavoro di approfondimento e ricerca è stato il tema della sensibilità e dell'estetica del Sublime.

Per non annegare di materiali eventuali lettori, o futuri visitatori della casa, che ha molti potrebbe richiamare il Vittoriale di D'Annunzio, riporto la conclusione del lavoro. Se incuriosirà qualcuno pubblicherò qualcos'altro con un ampio flash-back.


"A conclusione del lavoro sembrava interessante accostare la figura di Soane ad un'altra molto lontana nel tempo e nello spazio: quella dell’imperatore romano Adriano. Al suo nome è legata una delle opere che maggiormente hanno stimolato ed interessato artisti ed intellettuali nei secoli, specialmente nel XVIII secolo segnato dai Grand Tour; tappa obbligata per il visitatore in Italia era infatti la Villa Adriana di Tivoli, meta non esclusa dagli itinerari di formazione dello stesso Soane.
E’ stimolante accostare le due figure in relazione alle loro due dimore.
Il perché di questo parallelo non va ricercato nella volontà di trovare chiavi intepretative nell’opera di progettazione dell’architetto inglese ma nella volontà di cogliere il tipo di mentalità e di concezione che è dietro la creazione della dimora di Lincoln’s Inn Field o forse è un capriccio derivato dagli stimoli che una ricerca storica non ristretta agli ambiti prettamente formali della disciplina architettonica fornisce.
Il gusto per lo studio, la riflessione e la sensibilità agli stimoli culturali di civiltà anche diverse dalle loro, erano senz’altro elementi che accomunavano i due. Chi si è addentrato nella conoscenza di Adriano anche semplicemente attraverso il celebre romanzo di Marguerite Yourcenar (Memorie di Adriano), che non pretende di essere una rigida ricostruzione storica, ricorderà la sua passione per la cultura greca, quella egiziana e di altre culture del bacino del Mediterraneo, studiate nel corso dei suoi lunghi viaggi nelle province imperiali.
David Watkin ci parla invece di un Soane “tardivo e solitario studioso dell’illuminismo, preoccupato più di qualsiasi altro architetto britannico degli ideali degli enciclopedisti e del pensiero illuminista francese”[1], ansioso di compiere una formazione che lo elevasse dalla sua umile origine.
Ciò che a mio avviso è il legame più interessante tra i due sta nella loro abitazione narrante. Abitazione che cresce simultaneamente all’esperienze, che prende forma man mano, che viene modellata in itinere non secondo la logica della semplice utilità, ma in quanto proiezione ed immagine del proprietario.
Probabilmente è storicamente inesatto credere che Villa Adriana fu in parte un collage di opere architettoniche che l’imperatore ebbe modo di visitare e delle quali volle mantenere sempre il ricordo, ma è innegabile che il concepire questo agglomerato di edifici e spazi diversi per funzione (palestre, terme, basilica, liceo,…) sia dovuto in larga parte all’esperienza personale dell’imperatore e che ne costituisca il ritratto. Era il luogo dove la Yourcenar vedeva l’imperatore che “tiene udienza con i suoi ricordi”.
Anche la villa può apparire disordinata per la sua grande complessità come la dimora di Lincoln’s Inn Field. Ciò è dovuto in parte all’inserimento di edifici tradizionali in sé conclusi e definibili all’interno di una struttura non improntata ad un criterio di razionalità geometrica, ma in gran parte scaturita dalla “creazione di specifici effetti percettivi, da un gioco voluto di contrasti fra edifici vicini e fra spazi aperti, semiaperti e chiusi concatenati fra loro, ideato per lo svago dei sensi[2].
La complessa opera di progettazione che sta dietro la creazione di questo “teatro delle arti” pur essendo profondamente radicata nella tradizione ne trasgredisce in parte. Mostra un classicismo che nella varietà e nelle dimensioni sconfina in nuovi territori.[3]

L’esigenza profondamente umana di trovare nell’abitazione un microcosmo protetto ed inalienabile trova nelle due opere proposte tra i maggiori gradi d’espressione.


[1] David Watkin, John Soane e l’Illuminismo, Casabella 660
[2] William L. MacDonald, John A. Pinto, Villa Adriana. La costruzione e il mito da Adriano a Louis Kahn, Electa, Milano, 1997, p. 43
[3] Cfr. William L. MacDonald, John A. Pinto, op. cit., p. 224-225

giovedì 8 maggio 2008

La storia siamo noi

Forse non molti di noi possono seguire con costanza la trasmissione Rai di Giovanni Minoli "La storia siamo noi" a causa degli orari in cui viene trasmessa. A chi non ha mai avuto modo di seguirla la consiglio caldamente. E' anche più facile capire cosa si intende quando si richiama la Rai alla sua funzione di servizio pubblico.
Per gli appassionati del documentario storico pubblicizzo il lik al sito della trasmissione dove potete accedere al vasto archivio delle puntate trasmesse. Volete sapere chi era Himmler, chi era Mattei, cos'è stato il Watergate? Buona visione

mercoledì 7 maggio 2008

Via Valenti


Nel corso del secolo passato abbiamo visto rinnegare, sotto gli attacchi di Le Corbusier e del Movimento Moderno, quella che per secoli è stato uno degli elementi strutturanti e caratterizzanti la città: la strada corridoio. Ovunque andrete la riconoscerete. E’ lo spazio, alberato o meno, compreso tra due cortine murarie allineate. Si pensi alla Parigi di Hausmann, alla via Sistina di Roma, a Corso Cavour a Macerata, … Nel ‘900 si iniziò a liberare l’edificato dal rapporto di interdipendenza della strada. La strada diventò un nastro libero e autonomo. Diviene più ariosa e gli edifici si collocano ai suoi lati con libertà di posizionamento ed orientamento. Si pensi alla differenza tra la città medievale con il sistema dei lotti gotici (volumi edilizi stretti e lunghi a schiera, che seguivano e definivano il percorso della strada) e la città con le palazzine isolate, libere sui quattro lati, all’interno del loro lotto.
E’ chiaro che il secondo modo di intendere la strada porta ad ampliare le possibilità di configurazione dello spazio urbano ma, di contro, ad un più difficile controllo figurativo del risultato. Cioè si rischiano risultati scadenti, soprattutto se non si fissano delle regole-base di composizione per articolare la larghezza ed il disegno della sezione stradale, i fronti, i rapporti visivi, …
Vi propongo di seguito una carrellata di immagini che riguardano Via Valenti a Macerata. C’è secondo voi nei vari interventi edilizi un’attenzione per il disegno urbano, per un rapporto dialettico con il contesto?

Parco delle Fonti


“Purtroppo il carattere romantico del Viale - o “mure da vora”, - tanto care allo scrittore Virgilio Brocchi, si è perso rapidamente. Sui marciapiedi si affollano le auto impedendo il passo ai pedoni. Ma forse è meglio così perché chi si affaccia alla ringhiera, può ammirare (si fa per dire) un bel catalogo di vecchi water, di pitali, di materassi malandati, di cartacce, di carogne di gatti, eccetera.
Il romanticismo è finito. Evviva il post-moderno!”.

Qualche anno fa Libero Paci scriveva così concludendo un breve riassunto della storia di Viale Leopardi. Ora di water e pitali non se ne avvistano ma si osserva, nelle ore lavorative, una grande distesa di auto. L’ultimo versante che mantiene un saldissimo rapporto visivo tra la città storica ed il suo paesaggio rurale rischia di perdere il suo carattere naturale per essere pian piano eroso dalle auto. E’ lo stesso rischio che si doveva prevedere quando nel 1973, andando contro l’esplicita volontà di Luigi Piccinato, l’autore del primo piano regolatore di Macerata che proponeva un collegamento intervallivo molto diverso, una variante al PRG previde la strada di scorrimento Nord (l’Incompiuta Longarini). Si sa, infatti, quanto le vie di comunicazione abbiano la capacità di valorizzare a fini edificatori le aree attraversate. Sospeso il cantiere, tutta l’area a valle delle mura di Tramontana ha mantenuto il suo carattere rurale, di grande pregio paesaggistico grande anche all’ampiezza del paesaggio offerto alla visione: Montanello, Montecassiano, e di lì a Recanati e via fino al Monte Conero. Il grosso guaio rimane nelle tracce evidenti del passaggio delle opere dell’Adriatica Costruzioni di Longarini. Che fare? Ultimare l’opera?
Risalendo da Montanello verso la galleria di prossima apertura che ci fa arrivare a Fontescodella, abbiamo un’immagine veramente suggestiva della città da Nord e man mano che ci avviciniamo il grosso taglio sulla collina dei lavori per la strada Nord ci appare evidente, come se sotto la città fosse attiva una lunga cava.
C’è bisogno di una idea chiara di cosa deve essere il versante Nord della città.
Immaginiamo che vengano terminati i lavori per la viabilità extra-urbana che permetterebbe di alleggerire la pressione del traffico di attraversamento in città. Immaginiamo non necessaria la strada Nord perché da Villa Potenza per raggiungere Piediripa o Sforzacosta si attraversa la città in galleria e ci si innesta nel sistema viabilistico a Sud. Immaginiamo quindi che la città si trova ad avere a Nord un’area paesaggisticamente preziosa manomessa da vecchi interventi infrastrutturali evitabili. Cosa fare? Quello che si ipotizza da tempo in merito: il Parco delle Fonti (Progetto preliminare nuovo PRG, linee programmaticheComune). Cioè la creazione di un parco agricolo, di un recupero ambientale dell’area. Il progetto, presentato pubblicamente tempo fa dell’Ing. Massimo Canesin riguardante la Minimetro , a prescindere dalla soluzione per la mobilità presentata, che non condivido pienamente, a mio avviso evidenziava bene la necessità di valorizzazione del Parco.
Pensiamo alle sue condizioni previe e alle sue potenzialità: 1) Perché il parco ci sia è necessario chiarire che l’area dovrà esser liberata dalle auto; 2) perché non rimanga solo una semplice dicitura dovrà essere servito ed attrezzato con percorsi e collegamenti fino al centro. 3) perché non si perdano occasioni di creativa trasformazione del paesaggio si deve riflettere sulla possibilità di riconfigurazione delle opere incompiute presenti (demolizione? Rinaturalizzazione?). Paesaggisti, artisti e architetti negli ultimi anni hanno fatto della progettazione del paesaggio, del recupero delle cave o delle ex-aree industriali un oggetto di attenta ricerca. Perché non bandire un concorso di idee o di progettazione?

Io, intanto, apro la discussione. E se volete, guardate di cosa si parla quando parliamo della qualità ambientale di questa zona (foto).

lunedì 5 maggio 2008

Si venderanno?

Ok la semplicità, il rispetto della tradizione con le sue forme ed i suoi colori ma vedete una grande differenza tra queste case e dei bungalow da villaggio turistico? Ok la bellezza di poter vivere fuori dalla congestione della città ma val la pena consumare suolo per occuparlo in questo modo. Spero che la città non ricacci il suo intorno rurale allargandosi orizzontalmente con case di questo tipo.
La bassa densità abitativa in se non è un valore. Forse ci sono rimasti solo gli architetti a pensare che solo con discrete densità la qualità dei nostri spazi possa aumentare. E non per difesa della categoria, concordo.

sabato 3 maggio 2008

Villa in Via Valenti


Nell'ultima puntata avevo parlato della casa postmoderna a Corneto. Ora pubblico alcune foto di un'abitazione in Via Ghino Valenti che sembrerebbe apparentata alla prima. A parte l'uso di colori vivaci che le rendono facilmente assimilabili nella memoria, credo che anche qui si riconosca un metodo di composizioni per parti che risultano discordanti. Cioè, ci si allontana dal concetto di composizione architettonica come relazione armonica fra il tutto e le sue parti che trova l'inizio della sua tradizione codificata in Vitruvio.

Muovo delle osservazioni critiche ad esempio sul rapporto tra il volume rivestito in pietra ed il corpo intonacato. Un rapporto di chiara contrapposizione tra le due parti è svilita dalle "seghettature" che partono dal punto di contatto del volume rosso con l'altro corpo che definiscono l'effetto volumetrico della casa fino al punto di snodo del bow-window all'estrema destra (si faccia attenzione ad esempio al piccolo aggetto vicino alla finestra circolare), peraltro di altezza diversa rispetto al resto (differenza ne così marcata da evidenziare una volontà chiara ne così leggera da non essere osservabile). In copertura, poi, l'apposizione di una struttura di copertura dal carattere rustico, conferma la mancanza di coerenza nell'uso di un linguaggio. Magari era solo ironia?

P.S. Non so chi sia l'architetto ma, critiche a parte, mi piace vedere un tentativo di sperimentare nuovi linguaggi e riconoscere attenzione e sensibilità per la forma architettonica alle prese con il tema di sempre, l'Abitare.

venerdì 2 maggio 2008

Conferenza Macerata Ebraica

Faccio eco alla comunicazione di una conferenza promossa dal Comune di Macerata al Teatro Lauro Rossi (sala Beniamino Gigli) domenica 4 Maggio alle 18.00 dal titolo Macerata Ebraica, la storia i luoghi e l'arte cerimoniale.

"Un percorso alla scoperta della Macerata ebraica e delle comunità ebraiche che hanno popolato le nostre zone nei secoli passati, la storia, i luoghi e gli oggetti dell'arte cerimoniale che contraddistingue i riti ebraici, saranno al centro della conferenza "Macerata Ebraica, la storia i luoghi e l'arte cerimoniale" ch si svolgerà domenica (4 maggio) alle ore 18 nella sala Beniamino Gigli del teatro Lauro Rossi di Macerata. [....]" continua
(dal COMUNICATO STAMPA N. 1 mercoledì 30 aprile 2008 del Comune di Macerata)

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