Introduzione

Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto.

Jorge Luis Borges, Epilogo da L'artefice, 1960

mercoledì 7 maggio 2008

Via Valenti


Nel corso del secolo passato abbiamo visto rinnegare, sotto gli attacchi di Le Corbusier e del Movimento Moderno, quella che per secoli è stato uno degli elementi strutturanti e caratterizzanti la città: la strada corridoio. Ovunque andrete la riconoscerete. E’ lo spazio, alberato o meno, compreso tra due cortine murarie allineate. Si pensi alla Parigi di Hausmann, alla via Sistina di Roma, a Corso Cavour a Macerata, … Nel ‘900 si iniziò a liberare l’edificato dal rapporto di interdipendenza della strada. La strada diventò un nastro libero e autonomo. Diviene più ariosa e gli edifici si collocano ai suoi lati con libertà di posizionamento ed orientamento. Si pensi alla differenza tra la città medievale con il sistema dei lotti gotici (volumi edilizi stretti e lunghi a schiera, che seguivano e definivano il percorso della strada) e la città con le palazzine isolate, libere sui quattro lati, all’interno del loro lotto.
E’ chiaro che il secondo modo di intendere la strada porta ad ampliare le possibilità di configurazione dello spazio urbano ma, di contro, ad un più difficile controllo figurativo del risultato. Cioè si rischiano risultati scadenti, soprattutto se non si fissano delle regole-base di composizione per articolare la larghezza ed il disegno della sezione stradale, i fronti, i rapporti visivi, …
Vi propongo di seguito una carrellata di immagini che riguardano Via Valenti a Macerata. C’è secondo voi nei vari interventi edilizi un’attenzione per il disegno urbano, per un rapporto dialettico con il contesto?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Carlo, sono Enrico. Come dicevamo altre volte, la via in cui io e te abbiamo la (s)fortuna di abitare sta assistendo in questi ultimi anni agli scempi di un'edificazione scellerata, che tenta a fatica di inserire palazzoni di dubbio gusto in una zona che fino a poco tempo fa conservava ancora scorci di paesaggio rurale, essendo in prossimità della campagna. I risultati si vedono, parlano da soli. Ma stranamente, credo che raggiungeremo il top con il "mostro" di via Trento, che tra poco sarà terminato: forse supererà in bruttezza anche i nuovi complessi architettonici della Lunga. Ci vediamo dott. arch.

Carlo Nardi ha detto...

Ciao Enrico. Prima o poi dedicherò un intervento alla nuova Via Trento. Se possibile, mi piacerebbe fare una critica sensata che possa indicare quali scelte alternative si sarebbero potute fare.

doc ha detto...

Ciao Carlo, visto che ti interessi anche della bruttezza di certa architettonica, volevo segnalarti un articolo: "Critica ai fondamenti dell’architettura moderna"