Introduzione

Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto.

Jorge Luis Borges, Epilogo da L'artefice, 1960

domenica 26 ottobre 2008

Manifesto per Milano

Milano è sempre sui giornali in questi mesi e lo sarà per i prossimi anni oltre che per le consuete notizie economiche, di cronaca, di costume, ecc. anche per l'appuntamento con l'Expo che dovrà ospitare nel 2015. Al momento c'è però un altro grande tema legato alla trasformazione della città parallelo, anzi più rilevante, da ascrivere al nuovo Piano di Governo del Territorio.
Per qualche lettore non è un mistero che in questi mesi sia impegnato anch'io per la sua stesura. All'inizio di settembre io e molti altri abbiamo scoperto che il Piano sarebbe stato, per l'ennesima volta, presente alla Biennale di Venezia rappresentato, novità, da una scultura di cui la quasi totalità di noi collaboratori ignorava l'esistenza.
Il mistero però forse più interessante era riuscire a leggere un significato in questo grande "fagiolo". Finalmente è la rete che ci risponde!

Bene, se qualcuno che ha visitato l'Arsenale scontrandosi con un misterioso intruso volesse venire a capo della sua genesi si veda il video che allego qua sotto, tralasciando il tono propagandistico.



Per il resto non posso commentare le parole che accompagnano il filmato. Magari, terminato il lavoro e adempiuto agli obblighi contrattuali, ...

Gita d'Autunno_Parte 2

La piccola passeggiata e la silenziosità della campagna pavese era già un buon modo per essere accompagnati verso la visita. Per essere compiutamente introdotti non mancava che attraversare il vestibolo, che già lasciava vedere attraverso i suoi fornici la facciata preziosa della chiesa certosina, ed entrare nella piazza pubblica di questa cittadella. Per non bruciare subito la visita con quello che immaginavo fosse il pezzo forte, la quinta scultorea della facciata della chiesa, mi sono messo a passare in rassegna, più con gli occhi che con i piedi, i fronti del palazzo ducale e degli altri edifici che definivano questo preciso rettangolo che per primo accoglie noi pellegrini sui generis.

Mantenendo un po’ di distanza da un gruppo di gitanti veronesi d’età veneranda, che sarebbero poi diventati miei compagni di visita, mi sono avvicinato alla chiesa per godere della facciata da poco restaurata. Descriverla non è poi così semplice e per apprezzarla non si richiede nessuno sforzo intellettuale. Anche il solo pensiero solidale alla fatica e alla dedizione delle maestranze di scultori e scalpellini può essere un motivo sufficiente a giustificarlo. Maestranze peraltro scaltre a non dispendere la loro energia e le risorse del committente per arrivare poi a restituirci una meravigliosa opera incompiuta. La fascia più vicina all’occhio splende infatti di bassorilievi e decorazioni della miglior tradizione lombarda, a partire dai motivi floreali e geometrici che i Lombardo e Codussi porteranno anche a Venezia (si pensi alla Scuola Grande di San Rocco e di San Giovanni Evangelista) e dai medaglioni romaneggianti del basamento che mal si addicono ad una congregazione di certosini ma che ben si addicono ai sogni di grandezza militare di Gian Galeazzo Visconti, che promosse l’edificazione. La parte sommitale, invece, sublima la ricchezza scultorea figurativa in un'articolata composizione di pietre policrome.

Per quanto, essendo partito da Milano in mattinata solo, grande fosse la tentazione di rimanere la giornata in solitudine ed in solitaria proseguire la visita, mi sono avvicinato al gruppo dei gitanti veneti nel suo ingresso in chiesa seguendolo, facendomi pian piano meno diffidente, per fruire della guida del monaco cistercense brasiliano che lo ha accolto sotto le volte dalla navata principale all’altezza delle prime cappelle. Trovare un cistercense è una piccola sorpresa per il luogo. Il complesso nacque infatti per accogliere monaci certosini, religiosi votati alla clausura. Recentemente però, con la crisi vocazionale, i certosini lasciarono ai monaci cistercensi, che vivono secondo la Regola di San Benedetto, la cura del luogo.
Pur dovendolo saper fare per mestiere, non mi soffermo nel descrivere l’interno della chiesa perché mille guide lo saprebbero fare meglio di me. Grande è l’interesse per questo ambiente sia nella parte dell’assemblea che nella zona del coro, preziosissima nel grande apparato ligneo degli scranni intarsiati ma impressionante è soprattutto l’ambiente del grande cortile delle celle che si raggiunge uscendo dal lato destro del transetto.
Protetti dal lunghissimo portico che racchiude uno sterminato rettangolo verde si coglie lo spirito contemplativo dell’ordine certosino. Questo piccolo cosmo offre l’ordine della geometria ed il silenzio che il mondo esterno ha perso. Fermo ad osservare la teoria di archi che si rincorrono a cingere il grande prato centrale mi veniva quasi da ridere per la scena con la quale si era aperta la mia giornata: ero alla ricerca della nuova dislocazione delle biglietterie nel cantiere della restauranda Stazione Centrale e seguendo le indicazioni provvisorie la stavo raggiungendo seguito a ruota da un nervosissimo viaggiatore in evidente ritardo che a suon di bestemmie si faceva strada. Quale distanza più evidente dalla metropoli all'isola di serenità?
Il portico legava insieme le celle dei monaci che, per rispettare il loro voto di clausura vivevano rigorosamente separati in piccole abitazioni che farebbero gola ad un moderno promotore immobiliare. A loro volta quelle celle erano un microcosmo che ordinava la vita del monaco, offrendo il luogo per la sua vita di riposo, preghiera, lavoro, contemplazione perché la ricerca dell’essenziale non fosse stanco distacco ma cammino.

Questioni di numeri

Prima di proseguire ad arricchire di contenuti questo blog vorrei spiegare una cosa che mi preme. Gli affezionati lettori di queste pagine sono tantissimi. I numeri riportati nel contatore in basso a destra purtroppo riportano solamente le stime della questura.
Siete molti di più e siete migliori di chi scrive!

venerdì 24 ottobre 2008

Finalmente una sana informazione

Poco fa, dalle colonne del blog, ho buttato giù qualche appunto sul tema dell'informazione. Giusto in tema mi è stata segnalata la nascita di una nuova agenzia di stampa. Dopo una prima disamina l'ho ritenuta davvero innovativa e seria nell'affrontare i temi più importanti che riguardano la nostra società.
Se son riuscito ad accattivarmi un pò della vostra fiducia vi consiglio caldamente di aggiornarvi andando su www.freewebs.com/oukronos.


Non scherzo. Mi raccomando date una letta.

sabato 18 ottobre 2008

Galleria fotografica


Nell'immagine sopra avete un assaggio della galleria di immagini pubblicate nel web da Mauro Legovich, fotografo non professionista con il quale ebbi modo di viaggiare nel 2005. Potrete ripercorrere, attraverso gli album che ha lasciato in consultazione, l'Argentina, l'Australia, il Bhutan, l'Iran, ... Buona visione

sabato 11 ottobre 2008

Gita d'Autunno_Parte 1

Non preventivavo, questa mattina, molta difficoltà nel trovare le parole con le quali avrei steso un breve commento alla lunga passeggiata di questo sabato. L'incipit dimostra che non sono riuscito a sciogliere l’imbarazzante stallo se non dichiarandolo. Perché è facilissimo leggere l’inizio di un testo, quando ancora non si può essere annoiati, ma scriverlo…
Dicevo di una passeggiata. A dire il vero sono stato poco preciso. Si è trattato di un breve viaggio, di un giorno, reso possibile da ben 4 treni, 2 pulmann, 1 tram e due linee di metropolitana, a sud di Milano, a Pavia e a Vigevano.

Per quanto non adori veder scorrere dai finestrini di un treno o di un’auto le grandi distense pianeggianti, ho apprezzato stamattina l’avvicinamento alla prima destinazione, Pavia. Sono stato aiutato, e devo confessarlo, dalla rapida scorsa al giornale che mi ha distratto mentre il treno, partendo da Milano Centrale, abbandonava la metropoli per virare verso quel suo sud agricolo che in un gioco di opposti equilibra il nord brianzolo, urbanizzato e affollato. Il treno solcava quella campagna che Guido Piovene, nel suo “Viaggio in Italia” sosteneva essere “di una bellezza fatta per chi vi porta la disposizione ad amarla ed un occhio esercitato a cogliere le diversità.” Come un miraggio dell'acqua nel deserto, all’orizzonte la foschia si concentrava vaporosa e poco più in alto il sole pallido inaugurava una giornata autunnale serena, per quanto non nitida. Ho continuato ad osservare quella campagna operosa dai finestrini del bus che copriva la distanza, non così breve da concedermi di percorrerla a piedi restando nei tempi della giornata, dal capoluogo alla celebre Certosa. Costeggiando il Naviglio Pavese verso Nord, in direzione di Milano, dopo 10 km si abbandona la strada principale per proseguire lungo un bel viale alberato verso est.
La stagione era rivelata in pieno nella lunga prospettiva del viale. I campi di cereali ai lati conservavano solamente gli steli recisi dalla mietitura già consumata e gli alberi avevano già salutato il verde delle loro foglie e queste cadevano in abbondanza sulla strada, spazzate ai lati dal passaggio delle auto che procedevano lente. Tre uomini, intanto, si allestivano un saluto di benvenuto agli alpini che per un raduno locale stavano per arrivare in paese. Ai fusti si alternavano bandiere tricolori, volantini e semplici scritte in nero “W gli Alpini”, su sfondi verdi , bianchi e rossi.
Al fondo del viale, infine, prendeva forma l’ingresso della Certosa e una prima soglia vegetale, anticipante il vestibolo, introduceva al luogo. La deviazione del traffico nell’ultimo tratto del viale lasciava infatti agli ultimi alberi, prossimi all’ingresso, coprire con un tappeto morbido di foglie gialle e marroni i metri finali della strada.

Causa stanchezza accumulata per i km percorsi oggi si interrompe qui il racconto. Seguiranno le altre puntate.

martedì 7 ottobre 2008

Tg ed informazione

Di televisione, che tra i mezzi di comunicazione è il più pervasivo, si parla solitamente con sufficienza e, a volte, con rigetto ideologico. Confesso di essermene distaccato molto da sette/otto anni a questa parte e di aver riscoperto la vecchia “radio”.
Quel poco di televisione che mi permetto coincide per la maggior parte con i telegiornali.
A differenza della carta stampata, che ha dalla sua una maggior libertà di selezione delle informazioni, i tg vanno seguiti così come sono stati preparati attraverso un ascolto paziente e lineare delle notizie in scaletta. Non son certo l’unico a notare e, credo a mal sopportare, la sfilza di cronache nere che spesso danno sostanza alla mezz’ora di trasmissione. E’ vero che forse una grande fetta di pubblico ama sapere degli omicidi truculenti e adora seguire la vita di Anna Maria Franzoni (e ne è testimonianza il fatto che anche nei giornali gratuiti in distribuzione nelle grandi città stampati per accogliere e diffondere pubblicità e per avere quindi molto pubblico gran parte delle pagine informano su notizie di questa leva), ma… Ma qual è l’utilità e la funzione dell’informazione attraverso un mezzo ormai strapotente e capace di condizionare scelte ed umori?
Mettendo da parte lettura dietrologiche spesso mi chiedo, e mi rispondo di getto: “No!”, a noi interessa sapere le dinamiche dei vari stupri della giornata? Ci interessa che sappiamo con dovizia di particolari come è stato ucciso l’amante?
Partendo dalla considerazione che i casi portati agli onori della cronaca derivano da un’accurata selezione tra quelli che potrebbero catturare l’attenzione dello spettatore per trasporto emotivo, da questi abbiamo una percezione condizionata sulla realtà nella quale viviamo. Se “va di moda” snocciolare tutti i casi di uxoricidio allora ovunque la percezione sconfortante di disperazione nei rapporti familiari si diffonde. Se vogliamo elencare tutte le molestie e le violenze sessuali per una settimana, e ricordiamo che anche nei periodi di silenzio i casi sono molti, allora il terrore si diffonde.
Ora, ha senso popolare la comunicazione nazionale con questo? Ci siamo abituati a considerare esistente e urgente solo quello di cui si parla, e molto, e spesso questo coincide con un’amplificazione ed un ingrandimento alla scala più ampia della chiacchiera da paese. Non sto scrivendo certo con raffinatezza e sufficiente attenzione ai distinguo necessari ma se in una comunità locale o nazionale la comunicazione, appunto, vuol svolgere una funzione edificante non è certo la ricchezza della cronaca nera un buon punto di partenza. Intendiamoci, non auspico una rimozione di ciò che, per parlar semplice, è male per far passare l’idea che tutto va bene e tutto è luminoso ma, mettendo da parte il sensazionalismo dell’omicidio di Cogne e la morte della studentessa di Perugia, con rispetto anche di chi vive il dramma, potremmo confrontarci un po’ di più sulla lotta dello stato contro le organizzazioni criminali; sulla situazione del territorio e le politiche di partecipazione alla trasformazione dello stesso; sullo stato dell’educazione (all’infuori del voto in condotta); sulle politiche ambientali; mostrare e aprire a modelli condivisibili piuttosto che mettere in mostra lo sfascio per il gusto di farlo.

sabato 4 ottobre 2008

Isfahan digitale

Cercando un'immagine di Isfahan via Internet mi sono imbattuto nel sito dello studio grafico Etérea che ha realizzato, tra i tanti lavori che potrete vedere, una bellissima animazione digitale che si ispira all'architettura persiana, di cui forse ho già confessato l'apprezzamento.

venerdì 3 ottobre 2008

Zaino in spalla

Martedì scorso mi son lasciato accompagnare nel viaggio in treno in direzione Nord (Milano), da un libro che riporta il racconto di un viaggio in un'altra direzione (Ovest-Est): Nessuno lo saprà. Viaggio a piedi dall'Argentario al Conero. Di Enrico Brizzi.

La scelta della lettura non è stata proprio casuale. Vidi quel libro sugli scaffali di una libreria già qualche anno fa e mi incuriosì. Al limitare di quest'estate fantasticando sulla successiva mi è tornata in mente l'impresa di cui quel libro parla (la traversata coast-to-coast dell'Italia, dal Tirreno all'Adriatico) come affrontabile prossimamente. Se non (più o meno) ora, quando?

Confesso che un conteggio dei giorni necessari e della mia effettiva preparazione all'impresa da scout con zaino e tenda in spalla mi sta facendo valutare percorsi-test più contenuti. Brizzi ed i suoi compagni di viaggio impiegano, infatti, ben tre settimane per completare l'itinerario. Più o meno una settimana per regione attraversata (Toscana, Umbria, Marche).

Vorrà dire che anche qui si aprirà una riflessione: quale itinerario? Quanto tempo? Con chi? Con quale spirito? ecc.

Su internet c'è un blog che comunica l'impresa di emuli di Brizzi. Ancora non l'ho letto (prima vorrei terminare il resoconto originale della prima spedizione) ma ho scorso un pò di foto.

Ecco il link di Lo sapranno tutti.