Introduzione

Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto.

Jorge Luis Borges, Epilogo da L'artefice, 1960

sabato 3 maggio 2008

Villa in Via Valenti


Nell'ultima puntata avevo parlato della casa postmoderna a Corneto. Ora pubblico alcune foto di un'abitazione in Via Ghino Valenti che sembrerebbe apparentata alla prima. A parte l'uso di colori vivaci che le rendono facilmente assimilabili nella memoria, credo che anche qui si riconosca un metodo di composizioni per parti che risultano discordanti. Cioè, ci si allontana dal concetto di composizione architettonica come relazione armonica fra il tutto e le sue parti che trova l'inizio della sua tradizione codificata in Vitruvio.

Muovo delle osservazioni critiche ad esempio sul rapporto tra il volume rivestito in pietra ed il corpo intonacato. Un rapporto di chiara contrapposizione tra le due parti è svilita dalle "seghettature" che partono dal punto di contatto del volume rosso con l'altro corpo che definiscono l'effetto volumetrico della casa fino al punto di snodo del bow-window all'estrema destra (si faccia attenzione ad esempio al piccolo aggetto vicino alla finestra circolare), peraltro di altezza diversa rispetto al resto (differenza ne così marcata da evidenziare una volontà chiara ne così leggera da non essere osservabile). In copertura, poi, l'apposizione di una struttura di copertura dal carattere rustico, conferma la mancanza di coerenza nell'uso di un linguaggio. Magari era solo ironia?

P.S. Non so chi sia l'architetto ma, critiche a parte, mi piace vedere un tentativo di sperimentare nuovi linguaggi e riconoscere attenzione e sensibilità per la forma architettonica alle prese con il tema di sempre, l'Abitare.

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