Introduzione

Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto.

Jorge Luis Borges, Epilogo da L'artefice, 1960

domenica 24 luglio 2016

Il cielo sopra Berlino o la terra sotto il cielo - Parte 3


All'esterno

Non riesco a trovare la Potsdamerplatz.
No, credo sia qui.
No, no. Non può essere.
Perchè alla Potsdamerplatz c'era il Cafè Josty.
Ci venivo il pomeriggio a chiacchierare e a bere un caffè.
Guardavo la gente, dopo aver fumato i miei sigari da “Lohse & Wolff”.
Una tabaccheria prestigiosa proprio qui di fronte.
Allora, non può esser qui la Potsdamerplatz, no.
Non si incontra nessuno a cui poter chiedere.
Era una piazza animata.
Tram, omnibus a cavalli e due auto: la mia e quella della cioccolata Hamman.
Anche i magazzini Wertheim erano qui.
E poi, all'improvviso, là
sventolarono delle bandiere.
L'intera piazza ne era piena.
E la gente non era più gentile
e neanche la polizia.
Ma non mi do per vinto
finché non ho trovato la Potsdamerplatz.

Dove sono i miei eroi?
Dove siete voi, figli miei?
Dove stanno i miei?
Gli ottusi, quelli delle origini?

Chiamami, o musa, il povero immortale cantore
che, abbandonato dai mortali suoi uditori,
perse la voce lui che,
angelo del racconto,
è diventato il suonatore d'organetto là fuori,
ignorato e deriso,
alle soglie della terra di nessuno.

Narrare e vivere non possono mai essere del tutto cose distinte pena falsità e pochezza. La stessa falsità e pochezza di certe omelie ed esternazioni di pio sentimento. Il vecchio cerca la piazza dove guardava la gente, dove fumava e beveva il caffè. Dove si coinvolgeva secondo la sua indole e sensibilità prima che la gente non smise di perdere la gentilezza con la cui fine fece sparire anche la piazza, e gli uomini, e la ragione d'essere del cantore senza uditori.
E senza ascolto non si riesce neanche più a capire, a vedere.


Altra scena

Solo le strade romane portano ancora lontano,
sono le tracce più antiche, portano più lontano.
Qui, dov'è il colle?
Anche la pianura, anche Berlino
ha i suoi colli nascosti,
e là soltanto inizia il mio paese,
il paese dei racconti.
Perché tutti, già da bambini,
non vedono passaggi, punti e interstizi
giù sulla terra e su nel cielo?
Se ognuno li vedesse
ci sarebbe una storia senza assassini né guerre.

Finale

Nominami gli uomini e le donne e i bambini
che cercheranno me, il loro narratore,
cantore e corifeo perché essi
hanno bisogno di me
più di ogni altra cosa al mondo.

Siamo tutti sulla stessa barca.

L'ascolto di un senso che illumini la noia, la desolazione, l'alienazione torna essenziale. Senso che non è fine, immediato scopo, giustificazione economica e funzionale, utilità tecnica1. Senso e vita sono sulla stessa barca.






Appendice

La parte non letta nel film dell'Elogio dell'infanzia di Handke

Quando il bambino era bambino,
non riusciva ad inghiottire gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
il cavolfiore bollito,
ed ora mangia tutto, e non solo per necessità.
Quando il bambino era bambino,
si risvegliò una volta in un letto estraneo,
ed ora gli accade sempre,
gli apparivano belli molti uomini,
e adesso soltanto in rari casi,
si rappresentava nitidamente un paradiso,
e adesso lo può al massimo intuire,
non riusciva ad immaginare il nulla,
ed oggi rabbrividisce al suo pensiero.
Quando il bambino era bambino
giocava con entusiasmo
e adesso è così preso dalla cosa come allora
solo se questa cosa è il suo lavoro.
Quando il bambino era bambino,
per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
ed è ancora così.
Quando il bambino era bambino,
le bacche gli cadevano in mano,
come solo le bacche sanno cadere.
Ed è ancora così.
Le noci fresche gli raspavano la lingua,
ed è ancora così.
Ad ogni monte, sentiva nostalgia di una montagna ancora più alta,
e in ogni città sentiva nostalgia di una città ancora più grande.
E questo, è ancora così.
Sulla cima di un albero,
prendeva le ciliegie tutto euforico,
com’è ancora oggi.
Aveva timore davanti ad ogni estraneo,
e continua ad averne.
Aspettava la prima neve,
e continua ad aspettarla.
Quando il bambino era bambino,
lanciava contro l’albero un bastone, come fosse una lancia.
E ancora continua a vibrare.»

Peter Handke



1Vedere a riguardo il capitolo “Scopo e senso” in Romano Guardini, L'opera d'arte, Morcelliana, Brescia, 1998

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' letta. Guardi il film. Non scriva stupidaggini

Carlo Nardi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.