Introduzione

Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto.

Jorge Luis Borges, Epilogo da L'artefice, 1960

domenica 9 novembre 2008

L'eccellente giornalismo

La lettura di poche righe qualche giorno fa tratte da un lungo racconto di viaggio della scrittrice inglese dei primi del '900 Vita Sackville-West mi ha richiamato ad un impegno procrastinato. Mi ero ripromesso, infatti, di commentare un video (vedi sotto) segnalatomi da un amico un pò di tempo fa ed un'associazione di idee fulminea mi ha servito l'incipit: i cani che ti corrono dietro abbaiando.
In un passaggio del libro si legge:

"I contadini alzavano la testa alla vista di uno straniero, poichè i turisti stavano incollati alle tombe e ai templi, e non giravano per i campi. Quando si fermavano a guardare, raddrizzavano la schiena curva e sopra il grano comparivano le loro camicie blu. Nei villaggi, i cani ti correvano incontro abbaiando, e orde di bambini spuntavano da chissà dove, con le faccette sorridenti, le mani tese e i piedi nudi che strisciavano nella polvere."

Siamo in Egitto, presso Luxor, e con queste parole si racconta della libertà di muoversi e della curiosità. Poco prima è scritto:

"Mi piaceva discostarmi dalla strada per entrare nella regione della vita della campagna."

Ho trovato, da lettore, un'affinità immediata con la Sackville-West dato che passerei delle intere vacanze a peregrinare discostandomi dalla strada per perdermi in quella stessa regione. Davvero e volentieri, ma con la paura che dei cani liberi squarcino questo idillio. Confesso che la serenità di un pacificante cammino rurale la associo al timore di cani che mi considerino un pericoloso estraneo.
Ma pur ammettendo che possano esserci avrebbe senso che io diffondessi in maniera allarmata e irrazionale lo spauracchio, legato solo a mie fissazioni forse, di belve feroci che son sempre pronte ad azzannare?

E se poi lo facesse, a suo modo, un giornalista televisivo dedicando tempo ed energia a spaventare il pubblico e a sdegnarlo con lo spettro del degrado e della violenza?
Guardatevi il video che accompagna questo post e se, come me, conoscete abbastanza bene Venezia godetevi il saggio di giornalismo dannoso ed insano di Emilio Fede.
Descrivervi la quiete di poter ascoltare i propri passi nel camminare la notte a Venezia quando la città è vuota, la serenità naturale di questa isola e l'assoluta pace che vi regna fino alle prime ore del giorno forse è troppo impegnativo per tentare adesso.
Con quali occhi invece il giornalista guarda a questa realtà? Con quelli dello stereotipo e del sensazionalismo del losco.

Emilio, non vorrai mica alimentare, per usare uno slogan di successo, un senso di insicurezza? O giocare con i timori di chi guarda al mondo con gli occhi della televisione?
Oltre a non fare buona informazione sappi che non aiuti me e quelli che come me hanno il "problema" dei cani sciolti per la campagna. Se è vero che assomigliano ai loro padroni e che vivano, per osmosi, dei loro umori ed i loro padroni si sentono in continuo pericolo, in guardia e ansiosi...
... vuoi che prima o poi non ci mordano per un bisogno di sicurezza a casa loro?

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