
Il primo libro letto dell'anno è "Fahrenheit 451" di Ray Bradbury. Sì, un classico che non ho mai preso in mano (come migliaia di altri... nota: riprendere, anzi ricominciare e finire Moby Dick). Di recensioni,studi e analisi è pieno il web quindi a nessuno ne interesserà un'altra.
Quello che invece mi piacerebbe suggerire, senza sottolinearne la perenne attualità, come per ogni buon classico, è il legame per tramite del libro del Qohelet che Guy, il protagonista, fa suo, con il libriccino di Gianfranco Ravasi "Qohelet e le sette malattie dell'esistenza" edito da Qiqajon, collana Sympathetika.

Tutto a partire dalla parola vana.
"Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di "fatti" al punto che non si possano più muovere tanto sono pieni, ma sicuri d'essere "veramente bene informati". Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento ,quando in realtà sono fermi come un macigno. E saranno felici, perchè fatti di questo genere sono sempre gli stessi. Non dar loro niente di scivoloso e ambiguo come la filosofia o la sociologia affinchè possano pescare con questi ami fatti ch'è meglio restino dove si trovano. Con ami simili, pescheranno la malinconia e la tristezza."
(edizione Oscar classici moderni Mondadori, 1989, pag.73)
Due libri magari da tenere insieme sulla scrivania, in poltrona, sul comodino o ovunque vi mettiate in pace.
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