Da circa un anno (o forse più o forse meno e dopo anni di ruminamenti) ho iniziato a mettere su carta con debole costanza un lungo racconto storico che si muove tra luoghi d'affezione particolare. Non è un lavoro geniale e non è un lavoro particolarmente originale. La vicenda parte nella Venezia del 1600 (più precisamente nel 1585 nella terraferma veneta). La scrittura è partita da incitamenti più o meno dichiarati e ravvisabili che vanno dalla lettura di Q di Luther Blisset alle Memorie di Adriano della Yourcenar. Riferimenti molto distanti tra di loro e molto distanti dalla mia capacità di lavoro con carta e penna, documenti e ricerche. La mia fatica più appassionante è senza dubbio quella di immergersi nella Storia, quella grande, e indagarla per trovarvi connessioni e incroci per trovare tra le sue pieghe una storia, piccola, da poter raccontare che, per quanto nessuno ne abbia mai dato testimonianza, possiamo ripercorrere me veritiera e verosimile.
Nella rete ho trovato, in cerca di spunti e documenti, chi, più o meno indagando il mio stesso periodo e percorrendo in parte la stessa geografia, si è spinto oltre lasciandosi andare ad interessanti giochi e incuriosendomi verso il genere letterario della "Ucronia". Provate a leggere:
http://www.fmboschetto.it/Utopiaucronia/Jalil.htm
http://www.fmboschetto.it/Utopiaucronia/introduzione.htm
Introduzione
Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto.
Jorge Luis Borges, Epilogo da L'artefice, 1960
Jorge Luis Borges, Epilogo da L'artefice, 1960
lunedì 16 settembre 2013
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