Introduzione

Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto.

Jorge Luis Borges, Epilogo da L'artefice, 1960

venerdì 6 settembre 2013

Cadranno le bombe in Siria?

Abbiamo finito di cenare. Mia madre è ancora in cucina con la tv accesa a sparecchiare. Noi siamo in soggiorno. Mio padre su un divano, io sull’altro. La televisione è accesa. Si cerca il riposo di fine giornata. Tutto è normale. Mia madre ad un nuovo rumore di aereo che sorvola a bassa quota, che evidentemente hanno cadenzato anche le ore passate, dalla cucina: “Ma che sono tutti questi aerei oggi?” e mio padre, composto: “Andranno in Siria…”
Nella normalità più totale, in un momento di vita familiare serena per quanto in un periodo in cui vari pensieri e alcune urgenze tengono in apprensione,  dove tutto, bene o male, è risolvibile, e niente cade tranciante a dividere da un prima equilibrato ed un tragico dopo, ho avuto la presa di coscienza più significativa di quella che tante logiche e accurate letture di giornale o immagini televisive sulla guerra di cui si discute abbiano potuto offrirmi.

A distanza di un mare ho pensato l’esatta scena speculare della nostra famiglia che non sente quegli aerei passare ma, impotente, gli sacrifica la serenità, il futuro, i progetti e i legami.

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